L’Italia continua a fare passi da gigante nell’installazione di punti di ricarica per veicoli elettrici, piazzandosi tra i primi posti in Europa per densità di colonnine rispetto alla popolazione. Ma c’è un però: ci sono ancora tanti problemi nelle fasi di collegamento e attivazione, dati che ostacolano di fatto il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Pnrr.
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Colonnine: -20% nell’ultimo trimestre
Nel secondo trimestre del 2024 sono state aggiunte 2.828 nuove colonnine, rispetto alle 3.486 del trimestre precedente, segnando una diminuzione del 20%. l’Italia conta ora 56.992 punti di ricarica, con un incremento di 11.782 unità nell’ultimo anno. Un balzo impressionante rispetto a due anni fa, quando le colonnine erano poco più di 30mila.
Anche le infrastrutture di ricarica lungo le autostrade hanno registrato una crescita notevole. Attualmente, il 41% delle aree di servizio autostradali è equipaggiato con punti di ricarica, con un totale di 963 unità installate al 30 giugno. Di queste, l’85% sono colonnine veloci in corrente continua e il 62% superano i 150 kW di potenza. In due anni, il numero di colonnine in autostrada è quadruplicato.
Procedure troppo lente
Uno degli ostacoli incontrati da chi intende installare una coloninna è affrontare le procedure di autorizzazione. Attualmente, il 17,9% dei punti installati è ancora in attesa di collegamento e attivazione. Un ritardo che rischia di compromettere gli obiettivi del Pnrr, che prevede di installare, collegare e attivare 41mila punti di ricarica entro la fine del 2025.
“Siamo di fronte a una sfida entusiasmante ma estremamente complessa, che richiederà il massimo coordinamento tra tutti i player pubblici e privati protagonisti di questa grande operazione strategica”, ha detto il presidente di Motus-E Fabio Pressi, “dobbiamo realizzare in tempi strettissimi un’infrastruttura senza precedenti, che può fare dell’Italia un punto di riferimento a livello europeo. Gli operatori della ricarica sono pronti e determinati a fare la propria parte, nella convinzione che l’ottimo lavoro svolto per creare la Piattaforma Unica Nazionale (PUN) possa dare vita in prospettiva anche a un efficace strumento per la pianificazione della rete, come avviene in altri Paesi Ue”.
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